Qualche tempo fa scrissi sul mio blog personale (n.b. blog personale, perciò pieno di opinioni personali e in quanto tali discutibili e opinabili, ma pur sempre personali: non siete obbligati o tenuti a esprimere per forza un giudizio, o a sentirvi offesi da quello che scrivo) un post contro le torte vegane: queste torte non torte, senza gli ingredienti che fanno di una torta una torta (burro e uova), senza carattere, senza senso.
Settimana scorsa Jasmine ha pubblicato su Labna una ricetta di una torta senza uova, senza burro o olio, senza latte. In pratica una torta vegana (ma in maniera intelligente non l’ha chiamata così ;) ).
Premetto che quando ancora vivevo a Milano ho conosciuto Jasmine e a me lei sta molto simpatica (oltre a trovarla una bravissima food blogger). E anche Manuel, il suo co blogger, mi sta molto simpatico (che poi si offende ;) ).
Questo non toglie che mamma mia, una torta senza uova, senza grassi e senza latte: che tristezza!
Ma sabato scorso ero a corto di idee (e di burro) e una torta la dovevo comunque sfornare: colazioni, merende, c’è gente da sfamare in questa casa!
E così, complice la mia fiducia nelle ricette di Jasmine, la mia non voglia di fare una torta e una vaghissima voglia di sfornare anch’io una torta light, l’ho fatta.
Eh sì, ho cucinato una torta che non prevedeva grassi, nemmeno le uova.
Dovendola cucinare per due minorenni ho però sostituito i 40 grammi di liquore con 40 grammi di latte intero (perciò qualche grasso ci è finito dentro).
Ho seguito per filo e per segno le indicazioni di Jasmine (tranne che ho messo tutto nel frullatore). E l’ho pure lasciata raffreddare tutta la notte in uno strofinaccio.
Domenica mattina a colazione la prova del nove: ne è sparita metà!
Ovvio, non ha il sapore di un torta con uova e burro. Ma la consistenza, che era la cosa che più mi preoccupava, è assolutamente accettabile: nulla a che vedere con una torta piena di grassi, ovvio, ma si mangia piacevolmente accompagnata da una tazza di caffè o da un bicchiere di latte.
E così, grazie a Jasmine, posso ammettere di essermi vagamente ricreduta sulle torte vegane: alle volte, sì può fare…
Per chiudere in bellezza, un’opinione non richiesta sui food blog.
È grazie a post come quello di Jasmine che i food blog hanno un senso. Una torta semplicissima, buona e soddisfacente, di cui Jasmine ha scritto in maniera semplice e diretta, parlandone onestamente. Non ci sono ingredienti strani o fighetti, tecniche complicatissime che prevedono un forno a 123.5° C o l’utilizzo degli strumenti di una cucina professionale. È una torta per tutti, che anche mia madre (che non legge manco il mio di blog e che non ha la benché minima idea di chi siano Bonci o Cracco) potrebbe fare senza troppi problemi e senza sentirsi intimorita. Ma allo stesso tempo Jasmine l’ha presentata con eleganza, leggerezza e con una foto molto bella.
Ecco, food blog così, in Italia, si contano sulle dita di una mano. Forse è un bene, ma rimango sempre convinta che più si parla di una cucina semplice e fattibile, alla portata di tutti, meglio è per tutti, blogger e lettori. Il provincialismo è una brutta bestia, lasciatevelo dire da una provinciale ;) e non è con due topinambur che se ne esce.
Disclaimer: non ho ricevuto nessun tipo di compenso dagli autori di Labna per scrivere questo post, anzi, manco sanno che l’ho scritto.
Uh, avevo scritto un commento articolato in cui ti ringraziavo di questo post, poi la pagina di invio mi ha dato errore! Riprovo :) * Sara, grazie mille di questo post, tanto inaspettato quanto gradito; ti pensavo intenta a provare la mia torta di pane, non la torta senza ingredienti! :) Sai quanto ti stimo, quindi capirai facilmente che questi tuoi complimenti mi emozionano e mi riempiono di soddisfazione: grazie davvero, sono proprio felice che apprezzi il mio lavoro. Adesso vado a bullarmi di questo post su tutti i social network, come una vera social media addicted un po’ provinciale :) Un abbraccio!
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